Il vuoto ha molte applicazioni in diversi ambiti scientifici, tecnologici e industriali, poiché permette di evitare o ridurre alcuni fenomeni indesiderati causati dall’interazione dei gas con le superfici, le sostanze o le radiazioni.
Un esempio di utilizzo del vuoto in laboratorio è quello delle ultracentrifughe, centrifughe che ruotano a velocità superiori a 200.000 giri al minuto, in grado di separare particelle estremamente piccole in soluzione, come virus, proteine, acidi nucleici.
Le ultracentrifughe sono strumenti fondamentali per la ricerca biologica e biochimica, ma presentano anche alcune sfide tecniche.
Infatti, poiché ruotano così velocemente, i loro rotori raggiungono temperature estremamente elevate, causando correnti di convezione che interrompono la separazione solido-liquido. Inoltre, la forza centrifuga genera una forte pressione sulle pareti dei tubi che contengono le soluzioni da centrifugare, aumentando il rischio di rottura o deformazione.
Per evitare questi problemi, i rotori delle ultracentrifughe sono, quindi, alloggiati nel vuoto, cioè in una camera ermetica in cui la pressione è ridotta al minimo. In questo modo, si elimina il contatto tra i gas e i rotori, si riduce l’attrito e il calore generato, si previene la formazione di correnti di convezione e si diminuisce la pressione sui tubi.
In sostanza, il vuoto consente di ottenere una separazione più efficace e precisa delle particelle in soluzione, con minori rischi per la sicurezza e la qualità dei campioni.
È solo un esempio di come il vuoto sia una tecnologia indispensabile per il lavoro di laboratorio. Offre infatti numerosi vantaggi, come la prevenzione di processi chimici e fisici indesiderati e la riduzione dei consumi energetici e dei tempi di processo.
Tuttavia, il vuoto richiede anche delle precauzioni e delle attrezzature specifiche, che devono essere scelte, usate e mantenute con cura e competenza.
Vuototecnica si occupa di tecnologie del vuoto da quasi cinquant’anni. Per saperne di più: www.vuototecnica.net.
